Chi ha a che fare con la Polizia potrebbe decidere di tutelarsi con foto o riprese: ma è lecito filmare o fotografare le forze dell’ordine?
Immaginiamo di subire un controllo da parte delle forze dell’ordine e di sentirci a disagio o scarsamente tutelati dall’atteggiamento degli agenti. Il cittadino, per sentirsi più al sicuro, potrebbe voler tirar fuori lo smartphone e cominciare a filmare o a scattare foro. Il punto è capire se ne ha davvero diritto. Chi subisce un controllo dalla Polizia può filmare l’interazione? E si poi partecipa all’azione della Polizia indirettamente, solo in qualità di testimoni, magari per strada? Si può osservare ciò che sta accadendo? Si può registrare e raccontare?

La risposta fornita dalla giurisprudenza non è così netta. Non esiste infatti una legge che vieti di riprendere gli agenti della Polizia. E il Garante della Privacy, già nel 2012, aveva chiarito che i pubblici ufficiali possono essere filmati durante operazioni in luoghi pubblici, salvo che un provvedimento specifico lo vieti. Il cittadino che decide di filmare o fotografare la Polizia può però finire lo stesso nei guai, se non sta attento al modo in cui gestisce i contenuti raccolti.
Per la legge italiana, infatti, la ripresa è una cosa e la diffusione del materiale filmato è un’altra. Se il cittadino conserva il video per difendersi da un abuso, non avrà problemi: la sua azione, anche a livello legale, è perfettamente legittima. Se invece carica quel filmato sui social, senza oscurare volti e voci, può essere denunciato. Perché entra in gioco la tutela della privacy. E la legge punisce la divulgazione non autorizzata.
Fotografare o filmare la Polizia senza correre rischi: si può?
Ecco come filmare o fotografare la Polizia, magari a una manifestazione, può configurare reati come diffamazione o trattamento illecito di dati. Foto e video alla Polizia hanno senso per difendersi, per essere conservate e usate come prova davanti a un avvocato o in tribunale. Ma bisogna sempre evitare di pubblicare queste foto e questi video online. In questo modo, il cittadino potrà tutelare i propri diritti, ma non si esporrà al rischio di incorrere in reati legati alla privacy o all’oltraggio.

Da un lato abbiamo lo Stato che esercita il controllo e che cerca di tutelare gli agenti di cui si serve per mantenere l’ordine. Dall’altro lato ci sono i cittadini che, giustamente, rivendicano il loro diritto di documentare. La legge italiana, in quest’ottica, cerca di bilanciare diritto di difesa e di cronaca, senza creare una frattura sociale dolorosa. Per esempio impedendo che filmare o fotografare la Polizia si trasformi in una forma di ricatto.
Una foto sui social può distruggere una persona. Ed è così che il diritto di cronaca può trasformarsi in gogna pubblica. Sappiamo che negli Stati Uniti, dove sono stati registrati troppi casi di abusi commessi sulla popolazione da parte delle forze dell’ordine, i poliziotti hanno iniziato a riprodurre musica famosa, protetta da copyright, durante i controlli o le interazioni con cittadini. Il loro obiettivo è sfruttare gli algoritmi dei social che bloccano automaticamente i video contenenti brani musicali senza licenza, così da impedire la diffusione di riprese potenzialmente compromettenti.





