Essere fotografati senza volerlo: cosa dice la legge e come tutelarsi

Nel mondo iperconnesso in cui viviamo, è diventato normale trovarsi davanti a una fotocamera anche quando non lo desideriamo. Una passeggiata in centro, un evento pubblico, un locale frequentato: oggi ogni luogo è potenzialmente una scena condivisa sui social.

ragazzo che scatta foto in strada
fotocelerpaolini.it -Essere fotografati senza volerlo: cosa dice la legge e come tutelarsi

È facile ritrovarsi immortalati nello sfondo di una foto o finire nella storia Instagram di uno sconosciuto, magari in un momento in cui non avremmo voluto apparire. Questo solleva una domanda importante: fino a che punto è lecito essere fotografati in un luogo pubblico e quando invece la legge tutela il diritto a non comparire? Il tema è molto più attuale di quanto sembri e riguarda non solo i professionisti dell’immagine ma anche chiunque disponga di uno smartphone.

Il diritto all’immagine e cosa prevede la legge italiana

Il punto di partenza è il diritto all’immagine, sancito dall’articolo 10 del Codice Civile e rafforzato dagli articoli 96 e 97 della Legge sul diritto d’autore. La normativa stabilisce che nessuno può pubblicare l’immagine altrui senza consenso, soprattutto quando la persona è riconoscibile o messa in primo piano. A questo quadro si aggiunge il GDPR, che considera la fotografia di un volto come un dato personale da proteggere.

È importante capire che scattare una foto e diffonderla non sono la stessa cosa: una foto scattata in strada può essere consentita, ma la sua pubblicazione sui social o altrove richiede autorizzazione, salvo eccezioni specifiche. Il fatto di trovarsi in un luogo pubblico, infatti, non annulla il diritto alla riservatezza. La tutela della persona prevale sempre quando l’immagine può generare imbarazzo, esporre situazioni sensibili o risultare lesiva della dignità.

Quando una persona compare sullo sfondo e quando invece è davvero il soggetto della foto

Un elemento fondamentale riguarda il ruolo della persona nell’inquadratura. Chi appare in secondo piano, semplicemente presente in una scena di vita urbana, non è considerato il soggetto principale e la legge è più permissiva. L’immagine documenta un contesto, non una persona specifica. La situazione cambia completamente quando lo scatto mette in evidenza un volto, un gesto, un’espressione o una situazione personale.

In questo caso la persona diventa protagonista e la pubblicazione senza consenso diventa una violazione. La regola riguarda tutti: adulti, ragazzi e perfino personaggi pubblici, perché anche chi è abitualmente sotto i riflettori ha diritto alla tutela della propria immagine nella vita privata.

Il caso dei minori e le tutele aggiuntive

Quando nella fotografia compaiono bambini o adolescenti la legge diventa ancora più severa. È vietato pubblicare foto di minori senza il consenso esplicito di entrambi i genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale. Questo vale anche se la foto è innocua, anche se è stata scattata in un luogo pubblico e persino se viene condivisa solo in un gruppo ristretto sui social.

La tutela dell’identità dei minori è considerata prioritaria e non lascia margini di interpretazione. Se un minorenne è riconoscibile, la fotografia non può essere diffusa. La sola presenza sullo sfondo non è penalizzante, ma basta poco per rendere un bambino identificabile, e per questo è necessario prestare particolare attenzione.

Le eccezioni: eventi pubblici, manifestazioni, cronaca e interesse generale

Esistono situazioni in cui fotografare e pubblicare l’immagine di una persona è considerato lecito anche senza consenso. Si tratta dei casi legati all’interesse pubblico, come grandi eventi, cerimonie ufficiali, manifestazioni culturali, concerti o fatti di cronaca. In questi contesti l’immagine non è utilizzata per ritrarre una singola persona ma per documentare un avvenimento di rilievo generale.

Tuttavia, anche qui vale il principio di proporzionalità: lo scatto deve essere coerente con l’informazione e non deve indugiare inutilmente su individui che non hanno alcun ruolo rispetto al fatto rappresentato.

La pubblicazione sui social: il punto più delicato

La maggior parte dei problemi nasce quando la foto viene pubblicata online. Molte persone pensano che basti avere un profilo privato per aggirare le regole, ma non è così: anche la condivisione all’interno di una cerchia ristretta rappresenta un trattamento di dati personali. Se una persona appare riconoscibile, la pubblicazione senza consenso è illecita.

Le piattaforme come Instagram, Facebook o TikTok mettono a disposizione strumenti di segnalazione per chi si sente leso, ma la responsabilità del comportamento rimane a carico di chi ha condiviso l’immagine. Essere consapevoli di questo è fondamentale per evitare problemi e, soprattutto, per rispettare la sensibilità degli altri.

Cosa fare se si viene fotografati o pubblicati senza volerlo

Nel momento in cui ci si accorge di essere stati fotografati contro la propria volontà, il primo passo è il dialogo: chiedere con gentilezza la cancellazione dello scatto risolve la maggior parte dei casi. Se invece la foto è già online e la persona non intende rimuoverla, si possono usare gli strumenti messi a disposizione dal social network per segnalare la violazione.

In situazioni più gravi o quando la pubblicazione provoca danno, imbarazzo o violazione evidente della privacy, è possibile rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali o intraprendere un’azione civile chiedendo un risarcimento. Si tratta di tutele accessibili a chiunque, non solo a chi ha competenze legali.

Perché è importante scattare con responsabilità

Fotografare è un gesto quotidiano, spontaneo e spesso inconsapevole. Ma ogni scatto porta con sé una responsabilità. Evitare primi piani non richiesti, non condividere immagini delicate, prestare attenzione a contesti sensibili e chiedere il consenso quando possibile sono azioni semplici che rendono la fotografia più rispettosa. Essere consapevoli delle regole non limita la libertà di raccontare ciò che vediamo, ma permette di farlo senza invadere la sfera altrui.

In fondo, la fotografia è uno strumento potente: proprio per questo merita l’attenzione necessaria per non trasformare un gesto innocente in una violazione.

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